La pietra ollare La pietra ollare è una qualità di serpentino, scientificamente detta schistosa, di color verdastro o bigio, saponacea e friabile. Il nucleo fondamentale è a Chiavenna e dintorni, fino alla Valcondria e a Prata, ma gli affioramenti proseguono da Piuro fino a Castasegna e oltre.
Si hanno testimonianze del suo utilizzo fino in epoca etrusca, come dimostra un vaso trovato a S. Giorgio, sopra Novate Mezzola.
Le cave sotterranee, una serie di cunicoli che si inoltravano per decine e decine di metri nella roccia, alcune delle quali recentemente esplorate nella zona di Piuro, erano dette normalmente "trone".
Famosa, a Chiavenna, la grande cava della Caurga e la contrada Bottonera, dove la pietra veniva lavorata al tornio.
La pietra ollare fu usata in particolar modo per la lavorazione dei laveggi, ma anche in campo artistico si hanno numerosi esempi: il fonte battesimale di Chiavenna, portali, fontane, porticati e oggetti decorativi di ogni foggia.
Lavéec e piòta La Piòta La piòta è una lastra di roccia di beola, serpentino o ardesia di forma tradizionalmente rettangolare, usata per la cottura sul fuoco o sulla brace di svariati tipi di cibi.
Questo tipo di cottura ha la particolarità di non richiedere quasi condimento anzi sono i cibi stessi che cuocendo, liberano il grasso in eccesso e valorizzano così i sapori naturali delle pietanze e al tempo stesso ne mantenengono tutti i valori nutritivi, esaltando l´uso delle spezie e degli aromi.
Il lavéec
Il laveggio (in dialetto "lavéec") è un recipiente in pietra ollare lavorata al tornio.
Un tempo era usato per la cottura di tutti i cibi, specie dei bolliti; ora è usato in modo particolare per la cottura di costine e selvaggina.
Gli vengono attribuiti particolari pregi, quali la rapida cottura, la conservazione della fragranza dei cibi cotti, l´infrangibilità del recipiente e, in passato, addirittura la neutralizzazione di ogni eventuale sostanza velenosa.
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