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Free ride a Madesimo

Il fotografo svedese Martin Soderqvist ha scelto la Valle Spluga per i suoi due ultimi set dedicati al free ride. Il racconto di quest’esperienza nell’intervista realizzata da Ray Ball, con gli scatti più suggestivi effettuati nella scorsa stagione

Quando mi sono messo in contatto la prima volta con Martin Soderqvist, fotografo svedese specializzato negli sport invernali, per concordare tempi e modi di questa intervista, mi sono trovato catapultato dentro un mondo piuttosto differente da quello che mi immaginavo.
Nella lunga chiacchierata telefonica che ci ha unito da Chiavenna a Gothenburg, si sentiva in sottofondo il vociare allegro dei bambini. “È evidente che anche loro come me, stanno cercando la sua attenzione” ho pensato.
Con i suoi 32 anni di età, oggi Martin deve conciliare la sua attività di fotografo con i doveri e le responsabilità familiari. Tuttavia, questo professionista nato in Finlandia, riesce sempre a trovare il tempo per dedicarsi agli impegni lavorativi dell’inverno che lo portano lontano da casa, in varie località del mondo. Negli ultimi due anni Martin ha fatto tappa anche in Valle Spluga, dove ha realizzato alcuni servizi fotografici per una marca di abbigliamento sportivo molto nota nel nord dell’Europa.
Un luogo – come abbiamo scoperto – che a lui è piaciuto molto, al punto da trovarlo estremamente congeniale per gli shooting fotografici. Le grandi passioni di Martin sono da sempre lo sci e la fotografia. Ha fondato la sua azienda nel 2003, anno in cui si è dedicato completamente a questo settore diventando un affermato professionista. Il suo curriculum si apre con i crediti maturati negli studi di fotografia al Speos Institute di Parigi: la combinazione della sua competenza alla sua passione per lo sci, è stata la chiave del suo successo. In particolare, è quello che in inglese viene definito ‘free skiing’ – lo sci libero - a
rappresentare il suo forte, in tutti sensi. La sua società si è specializzata nell’ ‘action shot’, tanto che oggi le foto di Martin sono tra le più pubblicate nelle maggiori riviste di sport invernali del mondo, occupando quasi regolarmente la loro copertina.
Il suo lavoro è anche legato a sessioni di ‘lifestyle’ per clienti commerciali. «Lo sci ha sempre rappresentato qualcosa di molto importante per me – racconta -. Ho iniziato quando avevo solo quattro anni». Mentre chiacchieriamo noto che la sua voce si entusiasma quando parla della sua vita professionale e sportiva. «Sono molto fortunato nel poter unire il mio lavoro e la mia passione: non tutti hanno l’opportunità di andare in alta montagna e considerarla un’occupazione ».
Mi interessa capire cosa vuole ‘catturare’ durante le sue uscite. «L’obiettivo è riuscire ad avvicinarmi il più possibile all’azione, al soggetto che la esercita, come per esempio uno sciatore che solca un pendio alla massima velocità. Allo stesso tempo, cerco di non trascurare il contesto e l’immediatezza della natura che ci circonda. Se riesco a sintetizzare nello scatto entrambi questi elementi, allora la fotografia che produco è efficace». Mentre parlo con Martin non posso fare a meno di paragonare la sua “arte” alla poesia: la poesia del movimento rapido, oppure la poesia caratterizzata dal mondo naturale. Cerco di provocare il mio interlocutore, chiedendogli quale sia lo scopo finale della sua attività.
«Il traguardo lo raggiungo quando riesco a coinvolgere a tal punto coloro che osservano le mie immagini sulle riviste, da farli diventare loro stessi protagonisti dell’azione che racconto e descrivo. Ovviamente è un’impresa immensa, ma non c’è una ragione per cui il frutto del mio lavoro non possa diventare un catalizzatore di emozioni anche per chi non è mai andato nei luoghi che rappresento». Fatte le debite proporzioni, circa due terzi del suo tempo professionale ruota intorno a soggetti che sfrecciano a rotta di collo giù dalle montagne,
oppure saltano tra gli alberi nelle pinete, solcano i fianchi ripidi delle cime. Per fare tutto questo, trascorre circa un centinaio di giorni all’anno lontano da casa, ogni inverno. Trovare una ‘location’ adatta può significare spostarsi dovunque nel mondo, o almeno viaggiare in ogni luogo che gli garantisca un’abbondanza di neve. La sua prossima avventura in agenda, ad esempio, lo porterà a St. Anton in Austria.

Eppure, mi confida, gli ultimi servizi fatti in Valle Spluga hanno suscitato in lui un’emozione intensa, unica. Gli chiedo come sia finito a Madesimo la prima volta. «Sono sempre alla ricerca di luoghi nuovi per ambientare i miei servizi. Sono abbastanza esigente: i paesaggi che fanno al caso mio devono fornirmi condizioni ideali, ma devono anche farmi sentire a mio agio, essere in un qualche modo affini a ciò che intendo comunicare. La Valle Spluga è stata assolutamente perfetta in questo. Ci sono verticalità imponenti, una grande quantità di neve. Quando ho trovato Madesimo su Internet, ho deciso di partire. E non sono rimasto deluso. Questo è avvenuto due anni fa: visti i risultati del primo “shooting”, sono tornato anche l’anno scorso. Senza dubbio è stata la migliore settimana di tutto l’inverno: montagne meravigliose, neve fantastica, luce perfetta. Ho trascorso giorni molto proficui e anche piacevoli, alloggiando in un albergo nel cuore del paese». Martin mi spiega che c’è una differenza molto ampia fra il realizzare un servizio fotografico in un contesto naturale incontaminato, nel bel mezzo del nulla, e lavorare invece in uno ‘snow park’. «Per uno sciatore di freeride l’habitat che circonda Madesimo – aggiunge - rappresenta un’eccellente occasione per l’affinamento della tecnica e fornisce molteplici opportunità di divertimento, oltre che i giusti stimoli per le sfide personali». La sua esperienza è stata talmente positiva che durante quel soggiorno ha scritto un diario di viaggio da utilizzare poi per accompagnare il book fotografico.
“Troubles Blown Away” – letteralmente “Guai volati via - è uno dei titoli che ha scelto per descrivere la giornata di lavoro e divertimento, a circa 3000 metri di quota «circondato dalle creste delle montagne affilate come rasoi». «Quel giorno – ricorda – era stato programmato per realizzare degli scatti con i nostri ‘free skiers’ sulla pista Camosci. Quando lo sciatore si è lanciato verso il basso ad una velocità pazzesca, ho capito subito di essere finito nel posto e nel momento perfetto per registrare tutto. La stessa sensazione l’ho avuta nella foresta di larici per il ‘treeskiing’, sopra Madesimo».
Di tutte queste immagini, chiedo a Martin qual è quella che porta nella sua memoria al termine dell’esperienza di Madesimo. «Ce ne sono molte. Una però primeggia su tutte: la luce arancione della mattina sulle cime verso il Pizzo Groppera. Era l’ultimo giorno della nostra permanenza. Il cielo era cristallino e l’aria era colma di quel gelo tipico del pieno inverno».
Dopo queste parole, non penso ci siano dubbi sul fatto che rivedremo Martin abbastanza presto in Valle Spluga.



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