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Lago di Truzzo: il sentiero dell'orrido

Si concludevano, nel 1928, i lavori per la costruzione dello sbarramento artificiale del Truzzo. Dopo quattro anni di baccano e di polverone, nella Valle del Drogo tornava finalmente il silenzio, mandato in esilio nel 1924 a forza di scoppi di dinamite e di picconate.
 Tornando a casa, gli operai han riportato a valle impalcature e betoniere, ma lassù, in quel solco arcuato poco a monte di Chiavenna, han lasciato del loro lavoro una splendida testimonianza, conservatasi sino ad oggi come se d´allora le lancette del tempo si fossero fermate: tenace sopravvissuta di più di ottant´anni di bufere e di piogge sferzanti, adorna ancora oggi la valle quel meraviglioso tracciato lastricato che collega San Bernardo, ultimo borgo della Valle del Drogo raggiunto dall´asfalto, all´invaso del Truzzo.

Formalmente un semplice sentiero d´accesso al cantiere della diga - almeno nelle intenzioni degli operai che lo realizzarono - appare in realtà come un nastro viario di grande rilievo, disteso elegantemente sui pendii della valle e ripiegato più volte, nei tratti di maggiore pendenza, a disegnare nei boschi e nei prati una lunga sequenza di tornanti.
A formarne il fondo viario, una composizione ad incastro di migliaia di massi e pietre, capaci di restituire nel loro insieme una visione ai confini della bellezza artistica.
Inutile dirlo: ricompensa ultima dello sforzo, alla fine di una salita di più di tre ore, è la vista del Lago del Truzzo, specchio trasparente cullato dal Pizzo Quadro e panoramicamente affacciato sulla Valchiavenna e sulle aspre cime della Val Bregaglia.

Per accedervi occorre staccarsi dalla Statale dello Spluga a livello di San Giacomo Filippo, imboccando sulla sinistra una stretta strada asfaltata che, tagliando nella montagna una ventina di tornanti, perviene alle case di Olmo, ordinatamente disposte su una bella spalla erbosa.
Proseguiamo quindi lungo la strada per andare a raggiungere, in leggera discesa, il fondo della Valle del Drogo; superato il ponte sul torrente, posteggiamo la macchina nel parcheggio della centrale idroelettrica di San Bernardo, a circa 1100 metri di quota.
Imboccata la mulattiera, che va subito a strisciare fra gli alberi a breve distanza dal torrente, abbiamo modo di ripensare al toponimo di questa valle: drogo indica un orrido, un alveo di torrente profondamente incassato fra le rocce, e ci indica che la valle, specialmente nel tratto che abbiamo ripidamente risalito in macchina, è impervia e aspra, scavata in profondità dai suoi numerosi corsi d´acqua.
Via via che saliamo, tuttavia, tale denominazione si rivela sempre più inappropriata di fronte all´aprirsi ai nostri occhi di una valle evidentemente ampia ed ospitale; ecco infatti che, appena il bosco si fa più rado, il selciato, intercettata la mulattiera proveniente da Scanabecco, ci porta a passeggiare fra le case di Sant´Antonio, sparse nei prati freschissimi di questo tratto di verde fondovalle, piacevolmente pieni di vita nei mesi estivi.
Più avanti, in località Caurga, siamo costretti a dare definitivamente l´addio alle pendenze da passeggiata che la valle ci ha sinora donato per imboccare il sentiero, con segnaletica verticale per il Rifugio Carlo Emilio, che piega a destra risalendo a tornanti il pendio erboso.

Raggiunta una quota di circa 1750 metri usciamo dal bosco e lo sguardo, non più impedito dalle cortine arboree, può tornare a correre libero sulle cime della Bregaglia, austeri baluardi granitici, mentre sotto i nostri piedi scorre il tratto in assoluto più spettacolare dell´intero tracciato: le pietre appaiono qui sapientemente disposte a mosaico secondo un gioco di incastri perfetti, in grado di reggere per decenni la forza logorante delle intemperie e il passaggio di uomini e animali.

E a donare qualche macchia cromatica alla fotografia che qui inevitabilmente scatta ci pensano le infiorescenze magenta delle piante di rododendro che, come disposte da un giardiniere, punteggiano con uniformità questi prati tra giugno e luglio.
Proseguiamo lungo quella che è la sezione paesaggisticamente più suggestiva dell´itinerario; la mulattiera continua a salire strisciando fra lisce balze rocciose tormentate dall´erosione di antichi ghiacciai ed aggirando enormi massi distaccatisi dai profili turriti delle Camoscere.
Con pendenza costante, perveniamo al balcone erboso dell´Alpe Cornera, da cui possiamo, voltandoci, ammirare la serpentina che abbiam percorso, quindi, poco più in alto, agli edifici dei guardiani della diga, addossati ad un mastodontico corpo roccioso e affacciati su di un vasto piazzale con annessa griglia d´atterraggio per gli elicotteri.
Alle spalle del caseggiato, una lunga scalinata che, stroncante per i meno allenati o per chi abbia corso l´imprudenza di partire troppo tardi a camminare, ci conduce per via direttissima alla muraglia della diga del Truzzo, mimeticamente rivestita di pietra locale. Siamo a 2080 metri di quota, e a circa tre ore e mezza di cammino dalla centrale a valle.
Davanti a noi la vista sulle bastionate rocciose del Pizzo di Prata e più distanti le vette della Val Bondasca, con le Sciore, il Pizzo Badile ed il Cengalo.
Alle nostre spalle le limpidezze verdesmeraldo del Lago del Truzzo.

A completamento dell´itinerario è possibile raggiungere, preventivando un´altra mezz´ora di cammino, il vicino Rifugio Carlo Emilio mediante un traverso disegnato sui pendii della sponda occidentale del lago; un percorso che ha pure il merito di regalarci splendide vedute dall´alto delle trasparenze del bacino.
Il piccolo rifugio, struttura di ricovero non gestita, appare solo all´ultimo, insieme al Lago Nero sulle cui rive è collocato e sulla cui superficie si attardano, sino a stagione inoltrata, blocchi di neve e ghiaccio.

La discesa a San Bernardo è da effettuarsi lungo lo stesso percorso della salita e richiede, partendo dalla diga del Truzzo, circa due ore di cammino.

Alpe Truzzo






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